Se provassimo a immaginare un mondo in cui gli annunci pubblicitari scorrono in un loop infinito verrebbe da spararsi un colpo. Eppure esistono già, e neanche ce ne siamo ancora accorti, anzi. Abbiamo contribuito a diffonderli. Perché la nuova frontiera dell’advertising ormai è proprio questa: pubblicità formato GIF.

Pepsi, Amazon e Converse (solo per citarne alcuni) le stanno già sperimentando con successo. Perché la forza delle GIF pubblicitarie sta proprio nella sua differente utilità per il consumatore: non più un annuncio da subire passivamente, ma un messaggio da condividere per esprimere i propri stati d’animo.

Dallo story-telling all’emotion-sharing, dunque, perché nelle GIF la necessità di esprimere un’emozione supera di gran lunga quella di sviluppare una narrazione. Per questo a vincere sono i brand capaci di immedesimarsi nei propri consumatori e intercettare il loro linguaggio quotidiano.

Le GIF pubblicitarie di PepsiCo per Bubly

La recente campagna di PepsiCo per il lancio del suo nuovo marchio di acqua frizzante, Bubly, è un esempio lampante di una tendenza in continua crescita. Alla fine di febbraio, infatti, l’azienda ha creato centinaia di video loop a tema attraverso la piattaforma Giphy. Così, chi dovesse cercare parole chiave come “win”, “morning”, “working”, si ritroverebbe davanti a un irresistibile Neil Patrick Harris. Il fatto che una lattina di Bubly sia discretamente presente nel video loop è un effetto collaterale che possiamo benissimo sopportare.

 

Il CEO di Giphy, Alex Chung, ha fatto riferimento alla campagna Bubly come un esempio di ciò che crede sarà il “futuro della pubblicità”. Del resto, le GIF sono più economiche da produrre dei video completi, altamente condivisibili e senza conseguenze negative per il marchio. O forse no?

Fare advertising con le GIF: i rischi

Quest’ultimo punto, infatti, è da prendere con le pinze. Fa scuola l’esperienza di Snapchat e Instagram, che si sono ritrovati a dover momentaneamente sospendere l’estensione Giphy al loro interno dopo che un adesivo GIF razzista ha superato il sistema di moderazione dei contenuti dell’azienda a causa di un “bug”.

Facendo un discorso diverso ma affine, quali potrebbero essere le conseguenze su un brand se una GIF pubblicitaria fosse utilizzata in contesti riprovevoli? Cosa accadrebbe se un video loop di Amazon o Gatorade fosse utilizzato a supporto di un messaggio razzista?

Il risultato possiamo immaginarlo. Oppure possiamo rappresentarlo con l’Adver-GIF firmata Converse (special guest: Millie Bobby Brown di Stranger Things).