Questa settimana le Paralimpiadi 2016 hanno avuto inizio e, con loro, anche la diffusione della schiera di significati di cui si fanno portavoce. Primo fra tutti, dimostrare che la disabilità non è e non deve diventare un limite, e che le persone disabili possono fare tutto ciò che fanno normalmente i non disabili. Ma proprio tutto.

A darne un’ulteriore prova arriva proprio in questi giorni la serie di tre spot TV di Maltesers (le celebri palline croccanti al cioccolato prodotte da Mars), che con una buona dose di ironia propone tre irresistibili sketch che hanno come protagonisti proprio dei portatori di handicap.

Perché, in fondo, non affrontare un argomento delicato come quello della disabilità con una delle figure retoriche più efficaci in pubblicità? L’ironia, per l’appunto, che suscitando in noi il sorriso ci invita al tempo stesso a riflettere.

L’invito di Maltesers è proprio  quello di affrontare il tema della disabilità senza remore, senza tabù, senza censure. Soprattutto dopo aver scoperto che l’80% dei disabili si sente poco rappresentato dalla TV e da tutti i media.

Paralimpiadi 2016: la disabilità con ironia negli spot TV di Maltesers

Ed ecco, dunque, che troviamo le tre protagoniste degli spot intente a raccontare degli aneddoti imbarazzanti, alcuni anche a sfondo sessuale, causati proprio dalla loro disabilità. C’è chi ha schiacciato il piede di un invitato a un matrimonio con la propria sedia a rotelle, chi ha avuto uno spasmo durante un momento intimo col proprio ragazzo e chi ha visto il proprio apparecchio acustico inghiottito dal cane di un amico.

In tutto questo il prodotto si inserisce in modo originale, utilizzato dalle narratrici come strumento per dare maggiore enfasi alla propria narrazione.

Gli spot, accompagnati dal claim “Look on the light side” (Guarda al lato leggero), sono andati in onda durante la cerimonia di apertura delle Paralimpiadi 2016 e hanno ottenuto da subito un gran successo. Diventati virali online e nei social media, hanno mostrato in modo fresco e ironico come il tema della disabilità possa non solo essere affrontato, ma anche “normalizzato”.

Speriamo che sia il primo caso di una lunga serie!