Non ci rendiamo mai veramente conto di quanto possa essere pericoloso l’uso dello smartphone alla guida finché non è troppo tardi. Ed è proprio questo che è successo alla celebre Vlogger Ashley Waxman Bakshi, morta in diretta in un incidente d’auto proprio mentre stava registrando uno dei suoi tanti video.

L’avvenimento è shock, i fan rimangono impietriti. Per fortuna, però, non si tratta di un vero incidente d’auto ma di una campagna pubblicitaria sui generis contro l’uso dello smartphone alla guida. La youtuber, infatti, dopo qualche secondo di buio (sufficiente per farti immaginare il peggio) ricompare sana e salva, mettendo in guardia i telespettatori sui pericoli delle distrazioni alla guida.

Il progetto, realizzato dall’agenzia Saatchi & Saatchi di Tel Aviv, ha visto la partecipazione entusiasta di Ashley Waxman Bakshi, che il caso vuole sia stata coinvolta lei stessa in un incidente qualche settimana prima della realizzazione del video a causa di un ragazzo che stava mandando un sms mentre guidava.

A detta dell’agenzia, il cliente – ovvero l’Associazione per una Guida Sicura in Israele – era in un primo momento incerto riguardo all’approccio strong suggerito. È anche vero, però, che le campagne pubblicitarie “Don’t text and drive”, pur non essendo una novità, non abbiano mai fatto particolarmente breccia nelle coscienze dei giovani guidatori.

La Vlogger contro l’uso dello smartphone alla guida

Ecco allora l’idea: comunicare ai giovani con il loro linguaggio (social) attraverso un esponente di spicco del loro mondo (Vlogger) e cogliendoli di sorpresa in un momento ludico, mostrando una scena in cui possano immedesimarsi.

La tattica shock non è passata inosservata: il giorno dopo la finta diretta oltre 57.000 utenti avevano visualizzato il video e, dopo un momento di titubanza, sia i ragazzi che i genitori hanno ammesso di approvare la campagna.

Di certo viene da chiedersi: quanto oltre può spingersi una pubblicità? Quanto si può giocare sulla fiducia che sempre più spesso viene riposta nelle celebrità di cui diveniamo seguaci? Quanto si può cavalcare l’onda delle notizie fake che troneggiano su internet?

Io credo che in questo caso il fine giustifichi i mezzi. E che se a volte è necessario spingere sulle emozioni più forti che abbiamo per scuoterci dal nostro torpore, è giusto che la pubblicità giochi sporco, pur entro certi limiti.

Fonte: Adweek.