Molte delle interviste presenti in questo sito sono nate dal caso. È grazie al caso, infatti, che tra social network, siti e blog ho conosciuto persone e artisti con cui altrimenti non mi sarei mai potuta connettere. È una delle meraviglie di questo mondo interconnesso, uno dei privilegi che ci allontana dalle conseguenze più distopiche della tecnologia ricordandoci quanto possa ampliare i nostri orizzonti anziché ridurli.

Se mi chiedessi quando Valentina Oliveri è entrata nel mio radar non saprei risponderti. So solo che leggere le sue parole andando in giro per il web è come dissetarsi dopo una salita sotto il sole. Perché ogni sua frase è un piccolo scorcio su un mondo fatto di passioni, spontaneità, affetti. E perché tutto è raccontato in quel modo diretto e ironico che ti colpisce predisponendoti all’ascolto, che tu lo voglia o no. E questo è un superpotere non da poco se di professione fai la storyteller e farti ascoltare è la tua missione n°1.

Quindi, se finora le mie interviste avevano visto come protagonisti artisti dell’arte visiva tra fotografi, illustratori e fumettisti, è con Valentina che ho il piacere di estenderle agli artisti della parola. Perché se lo merita lei, che con le sue parole riesce ad esserti vicina anche se a chilometri di distanza. E anche perché se lo merita la categoria, che anche basta con i “Sei copywriter? Ma tipo che ti occupi di diritti d’autore?”.

Valentina Oliveri: identificati!

Ciao! Sono Valentina Oliveri e sono una blogger. Ho 29 anni, un chihuahua Zenzero e un fidanzato Gabriele. Tutti e tre stiamo aspettando Antonio, che arriverà fra qualche settimana con una cicogna o sotto un cavolo, a seconda del grado di afa della giornata. Ho una laurea in Lettere Moderne, presa a Catania, perché sognavo di viverci e restarci per sempre, una volta scappata da Agrigento dopo il liceo. E invece ad Agrigento ci sono tornata, o meglio a Favara: paese di cui sono fieramente originaria.

Da sempre ho avuto la passione per la scrittura e la comunicazione in generale. A sedici anni ho aperto il mio primo blog su MSN – ricordi quello coi trilli? – e non ho più smesso. Era pieno di sticker glitterati, musica dei Verdena che partiva sparata a tutto volume e foto delle vacanze al mare. Oggi sono una storyteller su Semilascinonvale, il blog che ho fondato nel 2013 per raccontare Farm Cultural Park (Galleria d’Arte Contemporanea a Favara) al mondo. Da quel giorno la passione è diventata lavoro, e adesso sono anche Social Media Manager e copywriter per alcune aziende del territorio, con predilezione per il settore food. Sono una buona forchetta e scrivere di cibo mi dà grande soddisfazione, così come il vino. Ecco perché due anni fa ho seguito il corso di Sommelier AIS, fermandomi — ahimè — solo a un livello su tre che tuttavia, per la sola cultura personale, è più che sufficiente.

Come trascorri una tua giornata tipo?

Nessuno dei miei risvegli può definirsi tale senza un croissant integrale e un caffè lungo amaro. Questo è il primo step cui non mi sottraggo mai. Sveglia ore 9 (9 e trenta al massimo), più un’ora di messa in moto cerebrale. Qualsiasi sia l’orario in cui vado a dormire, la biologia mi butta a terra a quell’orario fisso e stabile da anni. Mentre faccio colazione, con gli occhi ancora mezzi chiusi, controllo in automatico gli Insights dei miei account e comincio a elaborare strategie e idee per la giornata, la settimana o il mese. Appunto tutto su un quaderno, rigorosamente a penna: non amo utilizzare fogli elettronici, piattaforme e app per pianificare il mio lavoro. Mi piace scrivere tutto e poi rivedere con calma, prendere appunti anche quando sono fuori casa, o segnarmi blog e siti interessanti da seguire come ispirazione e miglioramento. Per il resto tutto molto regolare: cinque pasti al giorno, nessuna pennichella pomeridiana, diecimila passi quando posso e Netflix nelle ore buche. Naturalmente adesso, essendo all’ottavo mese di gravidanza, c’è più letto, gelato e binge watching che mai, ma se non me la godo adesso, quando potrò?

Di cosa non potresti fare assolutamente a meno?

Zenzero, che amiamo come un primogenito. Il cellulare, per ovvi motivi. La fesa di tacchino, perché è una delle pochissime cose che io riesca a mandar giù in questi mesi.

Com’è nata la tua passione per la scrittura?

La mia passione è nata con me. Non ho frequentato la Scuola Materna perché, morbosamente legata a mia madre, non riuscivo a staccarmi da lei neanche per poche ore. A quattro anni, dunque, le chiesi di insegnarmi a leggere e scrivere. Rubavo le riviste Cioè e Top Girl a una mia cugina adolescente, ed è con quelle che ho imparato a leggere, e tante altre nozioni utili che puoi ben immaginare. Un quaderno e una Bic cancellabile blu poi hanno fatto il resto: tra una pagina di A e una di B e una di C, dopo qualche mese ero pronta. Scrivevo filastrocche senza rima e storie assurde ma divertenti.

Dopo vent’anni, il blogging è stato una salvezza: una forma d’espressione libera, che mi consente di condividere la mia vita con tanti sconosciuti, coi quali — inevitabilmente — si crea un patto affettivo, spesso anche molto solido. Quando scrivo non mento mai. Le storie che racconto sono fatti realmente accaduti a terzi o, più frequentemente, vissuti in prima persona. Scrivo più per necessità di un’apertura personale che per cercare consensi: non saprei fingere o architettare, solo per qualche like in più.

Qual è il progetto di cui vai più orgogliosa?

Il progetto di cui vado più orgogliosa è del 2013: Favara Urban Network. Lì sono iniziate molte cose importanti per me, tra cui la collaborazione con Farm Cultural Park. In breve: il Castello Chiaramonte di Favara, con la direzione artistica di Andrea Bartoli (il fondatore di Farm), è stato trasformato in un luogo d’arte contemporanea durante quell’estate. Un gruppo di volontari (fra cui io) ha lavorato alacremente per il progetto F.U.N.

Semilascinonvale è nato proprio come diario del work in progress e proprio su consiglio di Andrea e sua moglie Florinda. Loro due rappresentano per me una fonte d’ispirazione quotidiana: hanno introdotto a Favara una ventata di rigenerazione culturale mai vissuta prima, trasformandola nella mentalità e nella struttura. Non si sono mai fermati e ancora adesso vanno avanti come treni, raccontando Farm e Favara al mondo, col supporto di tanti volontari e professionisti che stanno riscrivendo la storia del mio paese. Di questo vado molto fiera.

In qualsiasi momento della mia vita, avrei potuto lasciare la Sicilia, scegliere di raggiungere i miei che negli ultimi anni, per lavoro, si sono trasferiti a Bergamo. Ho scelto di restare, qualche volta pentendomene, ma amo raccontare il frangente storico che la Sicilia sta attraversando, con alti e bassi, dal punto di vista di una trentenne. L’ho trovato un atto necessario.

Cosa vuoi fare da grande?

Da grande vorrei scrivere, come adesso. Mi piacerebbe riprendere le storie che scrivevo da piccola e inserirle in progetto di narrativa per bambini, che è il mio sogno da sempre. Fra poche settimane sarò madre: sarebbe bello leggere ad Antonio dei libri scritti da me prima di dormire. Non mi immagino in nessun altro contesto con la stessa felicità. D’altro canto, non si vive di sole parole e sbarcare il lunario talvolta richiede cambi d’abito imprevisti: ho fatto la commessa, la cameriera, la promoter, la banconista e l’assistente al turismo alla Valle dei Templi. Tutta roba che mi ha formato su più fronti e permesso di pagare tante bollette. Da grande, mi aspetto qualsiasi cosa.

Qualche spoiler sui tuoi prossimi progetti?

L’ultimo progetto a cui sto lavorando è chetiracconto.it, un blog di storytelling nato in collaborazione con quattro giovani professionisti di Agrigento: un webmaster, una fotografa, un videomaker e un graphic designer. Da qualche mese siamo online con storie di eccellenza tutte siciliane, che andiamo a scovare e poi raccontare coi nostri mezzi. Il lavoro a chetiracconto.it è iniziato poco prima che scoprissi di essere incinta, quindi è cresciuto col mio pancione. Oggi è in fase di crescita e miglioramento continuo. Fra qualche mese, quando il bambino sarà un po’ più grande, avvieremo anche un format TV con un’emittente locale: su questo ti terrò aggiornata.

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