Che cosa meravigliosa, i social media, per i cercatori d’ispirazione! Sì, è vero, hanno un sacco di difetti che ben conosciamo. E se normalmente ti tieni alla larga dalla gente più becera, lì non puoi fare a meno di imbattertici ad ogni angolo. Fortunatamente, però, puoi anche scontrarti con personaggi di notevole talento. È questo il caso di Dario Campagna.

Disegnatore e giornalista di origine palermitana ma attualmente abitante delle lande bolognesi, Dario fonde abilmente in sé il talento nel disegno con una rara capacità di analisi ironica della società attuale. Il risultato è una raccolta di vignette belle, divertenti e causticamente vere.

Ne trovi qui alcune assolutamente irresistibili ma puoi seguirlo anche su Facebook o Instagram per scoprire tutte le altre. E adesso: intervista time!

Dario Campagna: identificati!

Con questa domanda mi sono sentito per un attimo di notte, fuori dal muro perimetrale di una base militare, con le vedette di turno a gridarmi “Chi va là! Identificati!”, fucile in mano… vabbè, a parte le scemenze: sono Dario Campagna, di base faccio il giornalista ma non mi limito a scrivere. Soprattutto disegno. Vignette, strisce, storie, fumettini, di satira e attualità.

Il mio primo contatto con questo mondo è iniziato circa nel 2010. Avevo un blog di attualità in cui con alcuni amici ci divertivamo a narrare cose con uno stile un po’ irriverente. Conobbi poi Vincino (recentemente scomparso, sfrutto l’occasione per ricordarlo con tutto l’affetto possibile) — uno dei più grandi vignettisti degli ultimi 40 anni e palermitano come me — al Festival del Giornalismo di Perugia. Cominciai a sentirlo di tanto in tanto, gli piacevano le cose che facevamo sul blog, finché mi invitò a far parte della redazione del Male, revival dello storico settimanale di satira che fece scalpore negli anni ’70 e ’80.

Il progetto era interessante: lui e Vauro sarebbero stati i direttori, sarebbero state chiamate parecchie firme storiche, oltre ad alcuni giovani. Ecco, io ero uno di quelli, un ragazzetto senza esperienza catapultato in un mondo di artisti pazzeschi e storici. Chiaramente in mezzo a tale portata autoriale all’inizio ho avuto qualche difficoltà. Neanche disegnavo, mi venne la voglia lì, e con i consigli giusti piano piano cominciai a essere pubblicato sul giornale e a migliorare il mio tratto e ciò che volevo esprimere.

Sono comunque serviti anni di impegno, anche dopo che la rivista ha chiuso (nel 2013) prima di trovare una quadra e uno stile che, finalmente, io stesso ho cominciato a sentire mio. Ora, a distanza di anni e col senno di poi (magari anche per la sicurezza acquisita) ho leggermente rivalutato l’esperienza al Male. Fondamentale e indispensabile da una parte (e ricorderò per sempre Vincino per avere creduto in me a scatola mezza chiusa); ma anche decadente dall’altra: molti autori per i quali nutrivo ammirazione in realtà penso siano proprio più che bolliti. E questo loro essere così ormai piatti, vecchi, stanchi, ripetitivi, rispecchia uno dei grandi problemi d’oggi nel mondo editoriale. Il mancato ricambio e la mancata fiducia verso forze più fresche, dinamiche e originali.

Per il resto, da allora, ho collaborato e collaboro con parecchie realtà: giornali, riviste, gossip, Onlus, case editrici.

Come trascorri una tua giornata tipo?

Dipende. Sono uno che procrastina molto, quindi se ho una consegna per cui non ho ancora fatto niente — e sono a ridosso di quella consegna — sarà una giornata passata solo con il foglio, la matita e il computer, dalla mattina alla notte. Di quelle giornate che poi ti esplode la testa e ti chiedi in continuazione perché non hai fatto niente prima per non ridurti così. Ma è da quando andavo a scuola che sono così, certi meccanismi non li aggiusteremo mai.

In generale invece mi alzo, caffè, mi spulcio i giornali, i social, i topic del giorno da approfondire, eventualmente da disegnare. Passo molte giornate a leggere un sacco e disegnare, a volte solo leggere, e a progettare cose che poi, magari, non vedranno mai la luce. La sera poi, se non esco, adoro i programmi di approfondimento politico in tv. Cioè, lo so che sono terribili, però non resisto.

Di cosa non potresti fare assolutamente a meno?

Più che altro ci sarebbe da chiedersi di quante cose farei a meno, nella vita…

Com’è nata la tua passione per il disegno?

Sono sempre stato uno di quelli che scarabocchiava i diari dei compagni a scuola, con brutte caricature degli altri o dei prof che dicevano stronzate inventate nei balloon. Uno dei miei capolavori più richiesti era “Faccia di qualcuno su corpo da cane” con un classico “Bau” aggiunto. Faceva ridere. A parte questo, come ho già detto prima, non avevo mai immaginato che avrei preso questa strada, prima de Il Male. È una di quelle cose della vita che non ti aspetti, e poi non te ne stacchi più.

Ti definisci più un disegnatore o un fumettista?

Penso più disegnatore, nel senso che spazio tra vari tipi di disegno (vigne, illustrazioni, tavole, storielle), ma non mi sono mai spinto a fare un fumetto inteso come storia unica e lunga. In quel caso, sei un fumettista. Sennò, non proprio. Ma “vignettista” e basta in effetti mi sta un po’ stretto, forse. Disegnatore è ok. Dai, disegnatore.

Qual è il progetto di cui vai più orgoglioso?

Tanti, ma uno che mi è rimasto nel cuore è stato quando insieme ad altri 3 amici nel 2012 abbiamo stampato 500 copie del fake della rivista Internazionale e le abbiamo distribuite durante il Festival del Settimanale che si tiene a Ferrara ogni anno. Praticamente giocammo sul fatto che Internazionale raccoglie le migliori notizie del mondo; noi chiamammo il nostro “Interspazionale”, cioè notizie da tutto l’universo. Ricalcammo la grafica e alcune rubriche in maniera certosina, e scrivemmo e disegnammo (noi ma anche qualche altro autore che abbiamo coinvolto) stronzate pazzesche.
Il giornale divenne subito un cult, noi lo lasciavamo in giro per la città e veniva preso subito d’assalto; inizialmente perché sembrava l’originale dato gratuitamente (e figurati se le persone qualunque cosa sia gratis non se la vogliono accaparrare). Poi perché, svelatosi per ciò che era, era piaciuto. Addirittura sui social c’era gente che scriveva sul profilo che avevamo creato, impaziente perché non riusciva più a trovare copie… poi vabbè, pare avessimo fatto rosicare i grafici di Internazionale, mentre il direttore De Mauro, che ci incontrò per strada, fece il tranquillone ma in realtà chissà… Un’operazione davvero riuscita.

Qual è la tua più grande fonte di ispirazione quotidiana?

L’essere umano con le sue meschinità, imbecillità e contraddizioni, i fastidi personali, la politica.

Le tue vignette sono spesso ispirate dalla realtà economico-politica del nostro Paese. Hai ricevuto molte critiche a riguardo?

Ma sì, come tutti quelli che postano contenuti spesso combatto anche io con gente che non è d’accordo. Che a me sta benissimo, nel senso che apprezzo se si scatenano discussioni anche animate. Poi vabbè, alcune cose sono destinate a degenerare, perché alcune persone hanno degli evidenti disagi e là non c’è niente da fare né niente da potere prevedere.

Racconto spesso di un fatto capitatomi un paio di anni fa. Pubblicai un disegnetto senza pretese sui Minions, quegli insopportabili cartoni animati gialli che parlano quella lingua incomprensibile che molti reputano fanciullesca e deliziosa, mentre a me parte l’embolo. Era un periodo in cui erano super in auge, facevano pubblicità coi Minions, erano ovunque. Insomma, ne avevo disegnato uno tagliato a metà da una motosega, con annessa frase liberatoria. Non hai idea di quanti insulti mi sono preso, minacce di morte e quant’altro. Milioni di visualizzazioni, centinaia e centinaia di commenti. “A mio figlio piccolo piacciono, come ti permetti, muori tu piuttosto”, questo era più o meno il livello. Poi vabbè, oltre l’incommentabilità della cosa c’è da dire che tizi abituati dai social a ragionare in tal modo forniscono una fonte inesauribile di idee da disegnare.

In una tua vignetta ironizzi sulle richieste di collaborazione a zero budget. Succede spesso?

Sì, capita. Spariscono quando parli di soldi, oppure direttamente partono dicendo che non hanno soldi. E io li mando a fanculo, semplice. Se il tuo progetto è a scopo di lucro, di qualunque entità esso sia, non vedo perché io debba essere un traino del lucro tuo, di qualunque portata sia il mio traino. Al contrario mi capita di disegnare gratuitamente per progetti benefici (ci mancherebbe) o per progetti di certi ragazzi, squattrinati ma con belle idee e voglia di fare. Valuto caso per caso, dai.

Qualche spoiler sui tuoi prossimi progetti?

Sto preparando il mio primo libro in solitaria (in altri sono stato co-autore, o magari solo illustratore*) e un altro libro, in due. Siamo in fase di proposta alle case editrici. Vediamo che succede!

 

*Es: Il coinquilino di merda, edito da Mondadori.

 

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