Hai presente quella volta in cui hai commesso una gaffe epocale a lavoro? O quell’altra in cui ti sei accorto troppo tardi che il file di stampa era sbagliato, scatenando l’apocalisse? Ecco, forse leggendo questo post ti sentirai meglio, sapendo di non essere solo al mondo. Oppure, al contrario, aumenterai i controlli ossessivo-compulsivi di tutti gli esecutivi prima di inviarli in stampa.
Con questo non voglio dire che a sbagliare siano solo i graphic designer, anzi. Ricordo fin troppo bene quella volta in cui in riunione, al momento della proiezione della mia strategia di comunicazione sull’intera parete, mi accorsi troppo tardi che un innocente “Crema per la pelle” si era trasformato in un inequivocabile “CREMA PER LE PALLE”. Ero stata assunta da meno di un mese e posso dire che adesso SO cosa vuol dire sudare freddo.
Insomma, chi lavora in un’agenzia pubblicitaria sa bene che l’errore è dietro l’angolo. Fortunatamente spesso e volentieri si riesce a scongiurare che la minc**ata arrivi a destinazione, ma esistono dei casi in cui piccoli o grandi errori sfuggono al controllo, facendosi scovare quando è ormai troppo tardi.
Best graphic designer fuckups
Per esorcizzare l’incubo recondito di tutti i graphic designer di professione, il creativo Mike Sullivan ha lanciato un tweet confessando di aver mandato in stampa 25.000 giornali con il logo aziendale sbagliato. Da qui le risposte dei colleghi da tutto il mondo non si sono fatte attendere, dando origine a una carrellata di gaffe e fuckups che tu al confronto ti sentirai Mr. Infallibilità.
What’s your biggest design fuck up.
I sent 25K of newspapers to print with wrong company logo.
Oh.
— M___ke (@miksullivan) 19 ottobre 2018
C’è per esempio chi racconta la gaffe di un collega, che sulla copertina di un opuscolo ha scritto “scheissen” anziché “schweissen”. Appena una lettera in meno, peccato che faccia la differenza tra l’elettrosaldatura e la… mer*a!
did not happen to me, but an old colleague: for a huge industry client he put „scheissen“ instead of „schweissen“ on the brochure’s cover. just one little letter, no one noticed—but in german this letter makes the difference between electro-welding and taking a shit.
— Christian L. (@christianlpunkt) 19 ottobre 2018
Qualcuno però tiene testa, ammettendo di aver inviato una newsletter a mezzo milione di contatti offrendo un 20% di Discount… anzi no, Disco Cunt (letteralmente: vagina da discoteca).
Sent out an email to over half a million people offering a “20% Disco cunt on Coats”. 🙈
— Neil Cooper (@ncooperdesign) 19 ottobre 2018
E che dire di chi ha stampato 30.000 opuscoli riguardo il “Settore delle pensioni PUBICHE”?
I printed 30k leaflets about “pubic sector pensions”
— Stewart Scott-Curran (@stewartsc) 19 ottobre 2018
Poi c’è la gag del collega simpaticone, che per ragioni ai più ignote decide di photoshoppare un pene su uno scoiattolo in un annuncio stampa. Un dettaglio invisibile, finché il cliente non ha chiesto di adattare l’immagine per un cartellone pubblicitario…
Worked with a designer who for a reason only known to him photoshopped a cock onto a squirrel for a local park ad. Artwork was initially a magazine advert so it couldn’t be seen. Then the client requested the image for a billboard…
— Dan Shaw (@DAN5HAW) 20 ottobre 2018
Se la tua paranoia del refuso non è ancora arrivata alle stelle, puoi sempre correre ai ripari con l’esperienza di chi ha stampato un biglietto da visita di un consulente, scrivendo inavvertitamente “ConSLUTant”. Ps: slut in inglese significa donnaccia (nella più sobria delle traduzioni).
Printed business cards for a careers consultant, apart from that I wrote conslutant. Got the reprinted, the client never knew.
— Jenny Theolin (@jennytheolin) 20 ottobre 2018
Vuoi leggere tutte le gaffe? Eccole qui! E ricorda di raccontare la tua gaffe nei commenti o nella Pagina Facebook: tanto non ci crede nessuno che tu non ne abbia fatta una!