Provi fastidio al suono di una masticazione vorace e incontrollabile? Riesci a sentire un passante biascicare una gomma a chilometri di distanza? I tuoi istinti omicidi si risvegliano ogni qualvolta i tuoi commensali provano a intavolare una conversazione con la bocca piena? Tranquillo, non sei pazzo. O perlomeno: non sei solo.

Sapevi che c’è chi addirittura si è preso la briga di coniare un termine medico per descrivere questa condizione? MISOFONIA. Una patologia, converrai con me, che non esisterebbe se la gente CHIUDESSE QUELLA STRAMALEDETTISSIMA BOCCA QUANDO MANGIA ok ok, mi calmo, prendo le mie medicine. OMMMM.

Mi chiedo — alzando il mio pugno al cielo nel tentativo di solleticare i tuoi istinti democratici più reconditi: perché esiste un termine per marchiare noi poveri disgraziati ma non ne esiste uno per identificare chi produce rumori molesti in pubblico? Te lo dico io: perché per la società siamo noi, i diversi, noi, i problematici. Solo perché vorremmo sgozzare chi succhia la minestra col cucchiaio. Ma che modi.

Sappi che anni di psicoterapia non potranno nulla contro il CRUNCH CRUNCH CRUNCH di quei cricetoni ambulanti che sgranocchiano snack a ogni ora della giornata. E potrai anche aver trovato l’uomo o la donna della tua vita, ma al primo CHOMP di troppo: pussa via!

Basta poco, poi, per trasformare la cena di Natale in famiglia in un incubo omicida. Ti vedo già, a improvvisare una telefonata urgente alla vista dei tortellini in brodo! Purtroppo, però, ai Parenti Masticanti (mia personale rivisitazione di ”Parenti Serpenti”) non potrai sfuggire: studi scientifici non lo dimostrano, ma credo proprio che la misofonia salti una generazione.

Misofonia portami via

Ahimè! Non basta chiudersi in bagno per consumare i propri pasti e frequentare esclusivamente altri tuoi simili per sopravvivere a questa condizione. Infatti la molestia uditiva — per i misofoni DOC — trascende la masticazione per inglobare tutti quei piccoli rumori quotidiani che, seppur innocui ai più, a te mandano al manicomio.

Dovrai quindi mettere a dura prova il tuo autocontrollo con il CIGHI CIGHI CIGHI della sedia del tuo vicino dal piede ballerino. E dovrai far capo a tutte le tecniche meditative apprese alla lezione prova di yoga per affrontare la sala d’aspetto del medico piena zeppa di amabili nativi pre-digitali alle prese con i suoni di tasti e notifiche dello smartphone: TIP TIP TIP — scriviamo il messaggino — DLIN DLON DLAN — riceviamo il messaggino. Modalità silenzioso: quella sconosciuta.

Mio caro misofono, questo sfogo è per te: per te che ti senti esagerato, disadattato, irascibile e inflessibile. Non c’è nulla di sbagliato in te. Incontriamoci per una marcia silenziosa, i tappi per le orecchie li offro io.
Se invece non ti identifichi per niente in questo mio sproloquio, ricorda la regola aurea:
se non conosci neanche un masticammerda*, il masticammerda sei tu.

 

* Per la calzante definizione di masticammerda si ringrazia la nonna di Chiara P., atavica testimone del disagio misofonico.