“L’abito non fa il monaco”, quante volte l’abbiamo sentito dire? Ma chi lavora nel mondo della pubblicità sa perfettamente che in questo campo non può esistere nulla di più lontano dalla verità. Quando compriamo un prodotto, infatti, non lo facciamo solo per il “monaco” che contiene ma anche per l’”abito” che porta.

E per abito intendo packaging, brand image, storytelling, campagne di comunicazione e tutto ciò che possa raccontare il prodotto all’esterno. Mai come oggi, infatti, è chiaro quanto la forma sia importante tanto quanto la sostanza, forse di più. Non si spiegherebbe, sennò, come mai a parità di prodotto siamo più invogliati ad acquistare quello più conosciuto, pubblicizzato, raccontato nonostante il suo prezzo sia più elevato.

In questo scenario vien da chiedersi: cosa può fare un brand di fascia media per dimostrare che i propri prodotti possono piacerti tanto quanto quelli di fascia alta tanto da non notarne la differenza? La risposta è semplice: prenderti in giro (ok, detto così fa spavento ma continua a leggere e capirai).

Il fake store di Fruit of the Loom

Fruit of the Loom è per l’appunto un marchio di abbigliamento di fascia media. Produce inoltre una linea di lingerie di qualità, nonostante sia venduta all’interno di comunissimi packaging in cartone che puoi acquistare a un prezzo contenuto. Il percepito è quello di un brand di biancheria, semplice, economico, non particolarmente attraente. Molto lontano, dunque, dal target delle boutique d’intimo sfizioso e raffinato.

Fruit of the Loom: può un fake store cambiare l'immagine di un brand?

Ecco allora l’idea: aprire un negozio d’intimo fake che traspiri lusso da tutti i pori. È Früt, il nuovo elegante pop-up store statunitense dove puoi acquistare della preziosa biancheria intima esposta in modo accattivante e confezionata con gran classe. Peccato che la lingerie in questione sia proprio quella di Fruit of the Loom, tirata fuori dalla sua classica confezione e spacciata per capi di alto design.

Un tiro mancino che ha colto di sorpresa le avventrici intente a decantare l’alta qualità della biancheria che avevano davanti. Viene addirittura chiesto loro se ritengono che 60 dollari sia un prezzo ragionevole per la biancheria che hanno davanti, e la risposta è affermativa! Persino un “angelo” di Victoria’s Secret, invitata all’evento di apertura, manifesta il suo apprezzamento.

Fruit of the Loom: può un fake store cambiare l'immagine di un brand?

È in questo momento che il logo Fruit of the Loom spunta fuori all’improvviso, lasciando le acquirenti di stucco, tra il divertito e l’imbarazzato. Forse la prossima volta ci penseranno due volte prima di spendere una fortuna per un paio di mutandine? Certamente l’immagine del brand da oggi avrà una marcia in più!

Fonte: Chief Marketer.