La tanto attesa avventura di Paratissima 2016 si è da poco conclusa. L’evento torinese, giunto alla sua dodicesima edizione, mi ha accolta in qualità di blogger media partner insieme agli amici di Balloon, con i quali ho avuto il piacere di condividere un tetto e questa bellissima esperienza.
Le opere esposte sono state tante. Qui ho invece voluto mostrarti i progetti che mi hanno colpito di più, quelli che in quell’universo stellare di stimoli creativi mi hanno fatto fermare, riflettere e hanno piantato un semino dentro di me, di quelli preziosi che se ne hai cura mettono radici e possono diventare grandi.
Brunella Tegas
I Quadritos di Brunella Tegas sono piccoli mondi in scatola, storie di vita straordinaria di personaggi altrettanto eccezionali. In ognuno dei microcosmi della Tegas vengono rappresentati i sentimenti dell’artista di riferimento attraverso gli elementi che ne hanno caratterizzato la vita e anche la morte. Il risultato è un grande omaggio all’arte e agli artisti di ogni epoca che lì, raccolti gli uni accanto agli altri, ti osservano colpendoti dritto al cuore.
Giovanni De Gara
No, non è una foto segnaletica ma il progetto di Giovanni De Gara, “Mensile d’artista 2.0”, col quale l’artista vuole inaugurare una nuova era del collezionismo che, ereditando le dinamiche dalle mistery box di carattere commerciale, invita i partecipanti ad “adottare” l’artista per un anno. 20€ al mese per un’opera d’arte al mese, per dieci mesi: dalla grafica alla pittura all’arte concettuale, ogni opera trova ogni mese una sua forma d’espressione differente. Le guide turistiche ne sono un esempio, tratto dal progetto del 2016.
Momusso
Momusso è l’illustronauta di Paratissima: viaggia nel proprio spazio introspettivo assegnando a ogni nuova scoperta una forma diversa. Naviga tra i pianeti delle parole, inventa neologismi surrealisti, crea un mondo immaginario che ti spinge a desiderare essere vero. Il suo #VocabolarioSentimentale è una piccola perla di creatività e di copywriting.
loSpazio
loSpazio associa l’uomo all’uovo in una metafora delicata che prende vita dall’accostamento di tre pannelli impossibili da non notare. Dopo essersi ribellato a un nastro adesivo che lo teneva in costante pericolo e a una numerazione impersonale che non lasciava spazio all’unicità, l’uovo scopre la propria forza migratoria e lascia il nido, emancipandosi. Un messaggio che, in un’era in cui l’omologazione sembra diventare inevitabile, riesce a lasciare il segno.
Silvia Tosi
Nelle installazioni di Silvia Tosi dimensioni diverse entrano in contatto. L’esistenza è uno specchio che, a seconda delle circostanze, sceglie quale immagine riflettere. Impossibile resistere alla tentazione di immergersi nell’opera, e farne parte anche solo per un attimo.
Giulia Mangione
Danesland è il viaggio all’interno della cultura e della società danese affrontato da Giulia Mangione attraverso i suoi scatti fotografici. In quelle piccole comunità in cui la vita à legata alle tradizioni che stanno lentamente scomparendo, vengono documentati i rituali danesi come il bagno invernale, i campeggi nudisti, le celebrazioni familiari con occhio ironico e a tratti provocatorio.
Mi hanno profondamente colpita anche gli artisti di Simpol Lab, che nel progetto left sense propongono 100 ritratti in cui ciascun soggetto ha nascosto il lato destro del proprio viso a favore del lato sinistro, in cui le emozioni sono più intense. Ma a loro dedicherò uno spazio a parte, così come lo farò per i ragazzi di Lepalle.it, che smontano le piccole ipocrisie quotidiane a colpi di grafica e umorismo.
Ho fatto una capatina anche da Artissima, che tra installazioni e performance mi ha lasciato di stucco proprio come il suo evento satellite. Anche questo meriterà un approfondimento a parte!
Per adesso il racconto finisce qui. Ringrazio lo staff di Paratissima per l’accoglienza, gli amici di Balloon per la compagnia, la bellissima Torino in cui tornerò volentieri e tutti gli artisti che contribuiscono ogni giorno a rendere questo mondo un posto migliore!
